2021-02-28

Fotovoltaico domestico e altre belle idee

Un anno e mezzo fa ho deciso di installare un impianto fotovoltaico sul tetto di casa. Questi sono i passaggi principali e alcune informazioni che mi avrebbero risparmiato qualche grattacapo tra i TANTISSIMI che ho avuto.

La prima cosa è fare un po' d'ordine: un impianto fotovoltaico è composto da pannelli fotovoltaici, che generano elettricità dalla luce solare, collegati alla rete di casa. L'elettricità prodotta viene consumata al momento e quella in eccesso viene venduta a una società chiamata GSE, di proprietà statale. Se si ha bisogno di più energia di quella prodotta dai pannelli (ad esempio di notte) si attinge a quella della rete.

Ora, è bene sapere che ci sono tre entità fondamentali che fanno parte della rete elettrica: i produttori, cioè le grandi centrali elettriche, ma anche cittadini privati con i pannelli fotovoltaici, i distributori locali, che si occupano della rete di distribuzione nella propria zona, e i fornitori, quelli che si occupano di vendere l'elettricità. Questi ultimi sono quelli a cui si paga la bolletta, e competono tra loro offrendo i migliori prezzi o servizi. Quasi tutta la rete elettrica italiana è di proprietà dell'azienda Terna SpA, che a sua volta la dà in gestione ai distributori locali.

Una volta chiara questa struttura, è più semplice capire il processo di installazione dell'impianto. La prima cosa è trovare una ditta che venda e installi l'impianto. Può essere sia una grande azienda sia un elettricista locale. Un impianto fotovoltaico è detraibile al 50% in dieci anni, e al momento alcune aziende offrono la possibilità di cedere il credito fiscale.

La ditta farà un sopralluogo, poi procederà con l'installazione. A questo punto dovrà fare una richiesta al distributore locale perché allacci l'impianto alla rete. Il distributore manderà un suo tecnico che installerà una centralina di scambio sul posto.

A questo punto l'impianto è attivo, e viene registrato su una piattaforma di Terna SpA di nome Gaudì; si tratta in sostanza di un registro di tutti gli impianti produttivi. Non so chi abbia materialmente fatto questa registrazione, ho solo ricevuto le credenziali per accedere al portale Gaudì via email. Qualche giorno dopo aver ricevuto le credenziali ho potuto scaricare un file chiamato Attestato di esercizio, in formato PDF.

Come detto, l'energia in eccesso viene acquistata dal GSE, ma occorre registrarsi. Alcuni installatori fanno la registrazione per conto del cliente, altri - come è stato nel mio caso - no. La registrazione sul sito del GSE è piuttosto semplice, e una volta fatta si può richiedere l'attivazione di diversi servizi. Per un impianto fotovoltaico va richiesto un nuovo contratto di scambio sul posto. Si viene quindi mandati ad un altro portale e da lì si segue la procedura guidata per inserire i dati dell'impianto. Vengono chiesti - senza tante spiegazioni - due codici: il codice CENSIMP e il codice Richiesta, disponibili nell'Attestato di esercizio di cui ho scritto nel paragrafo precedente.

Il portale dello scambio sul posto (SSP) verifica i dati dell'impianto partendo proprio da quei due codici, ne chiede conferma, chiede molti altri dati - tra cui l'IBAN per gli accrediti e le scansioni dei documenti d'identità - e infine chiede di confermare la richiesta di un nuovo contratto. In un paio di settimane ho avuto esito positivo, e immagino che per un impianto "standard" l'attesa media sia quella. Si rimanda al sito SSP una copia firmata del contratto e si attende la conferma definitiva.

Questo è quanto. Ora, alcune postille.

1. Fino a qualche anno fa era possibile fare un contratto chiamato Conto Energia, per cui l'energia veniva venduta al GSE a delle tariffe molto vantaggiose (circa 0,45€/kWh); dal 2013 non è più sottoscrivibile, ed è stato "sostituito" dallo scambio sul posto. In alternativa esiste la cessione diretta, ma è meglio parlarne in un post separato.

2. Vivo in un condominio, quindi, anche se non sarebbe necessario a norma di legge, ho chiesto agli altri condomini un'autorizzazione scritta. L'installatore mi ha effettivamente chiesto - senza preavviso - l'autorizzazione dei condomini prima di procedere, quindi farla sùbito è stata una buona scelta.

3. Ho chiesto all'ufficio tecnico del comune se mi serviva qualche permesso per mettere l'impianto, ma non occorreva nulla. Se mi fossi trovato in una zona con un vincolo paesaggistico o storico avrei dovuto chiedere delle autorizzazioni prima di procedere. Le commissioni che valutano queste richieste si riuniscono raramente (magari una sola volta al mese), quindi è opportuno informarsi prima.

4. Mi sono rivolto a una grossa azienda per l'installazione, che però si è rivelata estremamente inaffidabile e poco precisa. Per fare la sua parte (sopralluogo, installazione e richiesta di allaccio) ha impiegato un anno e mezzo, mentre per tutto il resto ci è voluto sì e no un mese. Se tornassi indietro penso che mi rivolgerei a un elettricista locale. Prima di ordinare fatevi un bel giro su TrustPilot o siti simili.